Sono costruite in Giappone, ma non sono utilizzate né in tale Paese né in altri Paesi occidentali. Risultano però preziose e in alcuni casi indispensabili agli agricoltori asiatici, in special modo quelli che operano in aree rurali distanti dagli insediamenti urbani e spesso non servite da reti viarie strutturate. In tali ambiti le “FarmBike”, le moto progettate in un’ottica di utilizzi in aree agricole, molto aiutano gli operatori, vuoi accelerando i loro spostamenti, vuoi permettendo loro di monitorare colture altrimenti accessibili solo a piedi, con i più costosi e impegnativi quad o con i trattori aziendali.
Economiche, leggere e robuste: pregi delle moto agricole
Mezzi questi ultimi che però risultano essere decisamente più lenti e impacciati delle “FarmBike” leggere, robuste e agili costruite da Kawasaki, Honda, Suzuki e Yamaha.
Solo loro i produttori più impegnati in tale ambito potendo sfruttare al meglio le esperienze maturate negli anni nei fuoristrada agonistici – nell’enduro, nel cross e nel trial -per dar vita a mezzi off-road orientati all’affidabilità e alla facilità di guida oltre che al contenimento dei costi di acquisto e di gestione.
Da qui le cilindrate contenute, i rapporti di trasmissione corti, i serbatoi in grado di assicurare ampie autonomie e posture di conduzione orientate al comfort e alla sicurezza, dogmi progettuali cui vengono anche sacrificate estetica e prestazioni di punta. Non a caso le velocità massime spesso non superano i cento chilometri all’ora a fronte della presenza di ampi e robusti portapacchi oltre che adeguate protezioni per evitare danni al veicolo in caso si caduta.
Schemi costruttivi consolidati
Massima semplicità poi delle meccaniche, a partire dai telai monoculla sospesi mediante forcelle telescopicheanteriori con steli da 36 millimetri di diametro e mediante forcelloni posteriorisu cui lavorano mono ammortizzatori centrali. Tra i quattro marchi giapponesi Kawasaki è quello che offre il modello con i migliori contenuti tecnici e prestazionali per tali applicazioni. Denominata “Stockman 250”, la farmbike della Casa avanza in effetti le prestazioni più elevate del settore, 26 cavalli di potenza e 25 newtonmetro di coppia, giovandosi di un monocilindrico quattro tempi raffreddato ad aria da 249 centimetri cubi di cilindrata. Equipaggiata con un impianto frenante asservito da freni a disco su entrambe le ruote, da 21 pollici di diametro sull’anteriore e da 18 pollici sul posteriore, pesa solo 120 chili nonostante disponga di avviamento elettrico.
Ruote sempre da 21 e 18 pollici di diametro ma dotate di impianti frenanti misti, dischi anteriori e tamburi posteriori, per i modelli Suzuki e Honda, col primo denominato “Dr200Se” che risulta mosso da un monocilindro da 20 cavalli di potenza e 18 newtonmetro di coppia erogati da una canna da 200 centimetri cubi. Il peso a secco in questo caso è di 132 chili, lo stesso proposto dalla farmbike Honda “Xr190Ct”, mossa da un monocilindro da 184 centimetri cubi erogante 15 cavalli di potenza massima che in alcuni Paesi viene sostituito da un analogo monocilindro di soli 100 centimetri cubi.
Comune ai modelli Suzuki e Honda l’altezza delle selle da terra, 830 millimetri contro gli 850 del modello Kawasaki e gli 820 di “Ag200”, la farmbike prodotta da Yamaha sulla base di un monocilindro da 196 centimetri cubi di cilindrata erogante 14 cavalli di potenza massima e 15 newtonmetro di coppia. Pesante solo 112 chili nonostante sia equipaggiata con due ampi portapacchi e generosi parafanghi condivide con le concorrenti le ruote anteriori da 21 pollici e quelle posteriori da 18 ma frena avvalendosi di tamburi su entrambi i mozzi.
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Titolo: Moto agricole al servizio dell’agricoltura